
La comunicazione è un fenomeno complesso, che non si esaurisce nel passaggio di informazioni e non prevede una registrazione meccanica di contenuti, ma mobilita risorse di natura cognitiva, emotiva, sociale. La comunicazione comprende qualunque tipo di scambio dotato di senso che gli individui intrattengono nel sistema sociale attraverso segni e simboli che definiscono interattivamente il loro ruolo sociale.
È importante precisare come l’individuo può scegliere come e cosa comunicare, ma non può scegliere di non comunicare: durante uno scambio tra emittente e ricevente, infatti, qualunque messaggio, verbale o non verbale, o anche l’assenza di un messaggio è comunque una risposta significativamente comunicativa. La comunicazione rappresenta non solo una condivisione, una partecipazione e un collegamento, ma implica anche una costrizione attiva della conoscenza, mediante inferenza, negoziazione e feedback. Nel corso degli anni, varie sono le teorie che hanno illustrato le dinamiche comunicative (il modello di Lasswell, la teoria dell’informazione di Shannon e Weaver, il modello di Jerbner, il modello di Jacobson,…).
Un’analisi più approfondita degli effetti della comunicazione sarà compiuta soltanto successivamente, nell’ambito della Pragmatica della Comunicazione della Scuola di Palo Alto, che elabora un modello di comunicazione circolare. Palo Alto è una piccola città a Sud di San Francisco dove, nella seconda metà del Novecento, si riuniscono un gruppo di studiosi di varie discipline come antropologi, linguisti, sociologi, matematici, psichiatri, che fanno capo all’antropologo e filosofo Gregory Bateson, a Ervng Goffmann ed Hedward Hall e agli psichiatri Don Jackson, Albert Scheflen e Paul Watzlavick. Si sviluppa un nuovo modello definito “sistemico”, secondo il quale è impossibile isolare il soggetto dal contesto di relazioni in cui è inserito. Ciascuno vive infatti all’interno di reti di relazioni che lo influenzano e a sua volta influenza gli altri con cui entra in contatto. Ogni comportamento produce un comportamento sugli interlocutori, per cui risulta riduttivo considerare la comunicazione come un processo unidirezionale e lineare. Occorre trattarla come un processo circolare, che parte da un soggetto, giunge ad un altro e torna nuovamente al soggetto di partenza (feedback).
Nel 1967 è stata pubblicata un’opera importante nello studio delle interazioni e delle modalità di comunicazione, scritta da Paul Watzlavick, Janet Beavin e Don Jackson, intitolata “Pragmatica della comunicazione umana”, in cui vengono descritte numerose nozioni teoriche ed esperimenti sul campo circa le interazioni, le modalità di comunicazione e le possibili conseguenze patologiche. Secondo gli autori lo studio della comunicazione umana può essere suddiviso in tre settori: Sintassi, che studia le problematiche legate alla codifica e alla decodifica dell’informazione; Semantica, che studia il significato degli elementi della comunicazione per i comunicanti; Pragmatica, che studia gli effetti e l’influenza della comunicazione sui comportamento dei comunicanti.
All’interno dell’opera sono posti gli assiomi della comunicazione, che sono “verità autoevidenti”, cioè principi che non richiedono ulteriori dimostrazioni in quanto sono essi stessi fondanti. Essi sono, cioè, i presupposti basilari, i fondamenti della comunicazione. Gli assiomi sono 5.
➀.Primo Assioma: “È impossibile non comunicare”. Anche quando non si utilizzano parole, attraverso il comportamento si inviano comunicazioni agli altri, poiché il fatto stesso di non voler parlare, è un modo di rivelarsi, in quanto rivela la volontà di non rivelarsi. Il primo assioma inizia a sottolineare dunque l’ampliamento dei canali di comunicazione utilizzabili per esprimere un messaggio, non riducibili quindi al solo canale verbale.
➁.Secondo Assioma: “Ogni comunicazione ha un aspetto di contenuto e un aspetto di relazione, in modo che il secondo classifica il primo ed è quindi “metacomunicazione”. Il contenuto del messaggio non è sufficiente per la comprensione da parte dell’interlocutore. Affinché il messaggio risulti chiaro, deve essere accompagnato da una specifica intonazione, un’espressione del viso, che possa specificare l’intenzione di colui che parla. Il contenuto è l’informazione che si vuole trasmettere, mentre la modalità con cui lo si comunica è definita metacontenuto: letteralmente significa “che va oltre il contenuto”, include cioè l’insieme delle modalità con cui viene espresso e possono variare sensibilmente il significato del messaggio.
➂.Terzo Assioma: “La natura della comunicazione dipende dalla punteggiatura delle sequenze di comunicazione fra i comunicanti”. Come nel linguaggio, senza l’interpunzione, risulta difficile strutturare e cogliere il significato del testo, allo stesso modo, una comunicazione chiara è una comunicazione con una punteggiatura condivisa dagli interlocutori, che individui con chiarezza l’inizio del discorso e distingua le cause dagli effetti. Senza una punteggiatura precisa, cioè senza un accordo tra i messaggi da considerare come premesse e le conseguenze, tra le cause e gli effetti, tra il prima e il dopo, la comunicazione è ambigua e conflittuale. Tuttavia, risulta molto difficile punteggiare le sequenze in modo unanime: questo problema si contestualizza all’interno della più ampia questione del “feedback” o “retroazione”, cioè dell’effetto che ha la risposta dell’interlocutore su colui che aveva posto la domanda, cioè l’utilizzo dell’informazione di ritorno: tutte le comunicazioni effettuate, poi ritornano al mittente, influenzando i suoi successivi comportamenti. Dopo aver espresso un contenuto, si esamina l’effetto prodotto e quindi si regolano in base a ciò le iniziative successive: ciascuno influenza ed è a sua volta influenzato, per cui risulta difficile fissare delle punteggiature rigide.
➃.Quarto Assioma: “Gli esseri umani comunicano sia con il modulo numerico sia con quello analogico”. Il “modulo numerico” è il linguaggio verbale, invece il modulo “analogico” è il linguaggio non verbale. Ciascuno comunica ricorrendo in varia misura e in base alle circostanze a ciascuno dei due canali, quello linguistico e quello corporeo. Le emozioni si esprimono prevalentemente attraverso il canale non verbale. Tuttavia, occorre sottolineare come il linguaggio non verbale sia “privo di semantica”: il linguaggio parlato e scritto segue una sintassi, regole grammaticali precise, ogni parola possiede un significato condiviso, invece il linguaggio del corpo è ambiguo ed equivoco, i gesti non sono riconducibili ad un unico significato e non sono facilmente decifrabili. Risulta inoltre una modalità espressiva meno controllabile.
➄.Quinto Assioma: “Gli scambi comunicativi sono simmetrici o complementari, a seconda che siano basati sull’uguaglianza o sulla differenza”. Gli interlocutori occupano un grado gerarchico diverso: le comunicazioni simmetriche avvengono tra persone di pari grado, come tra amici, compagni di classe, colleghi di lavoro, invece le comunicazioni asimmetriche avvengono tra soggetti che non si trovano sullo stesso piano per quanto riguarda il potere, l’autorità.
Tutto questo per sottolineare come la comunicazione non avviene solo esclusivamente attraverso il detto (verbale) o il non detto (anche l’assenza di comunicazione comunica qualcosa, il desiderio di non voler comunicare) ma anche attraverso il non verbale. Negli anni 60-70’ si sosteneva che meccanismi di comunicazione disfunzionali potessero essere alla base di problematiche emozionali importanti. Bateson nello specifico parlava di “doppio legame”, cioè un messaggio contraddittorio ed incongruente sul piano verbale e non verbale che confonde e “paralizza” il destinatario della conversazione. Un esempio riportato da Bateson è quello di una madre che, dopo un certo tempo, rivedendo il figlio ricoverato per disturbi mentali reagisce al suo abbraccio irrigidendosi (messaggio non verbale o comunicazione implicita) e, quando questi giustamente si ritrae, afferma “Non devi avere paura di esprimere i tuoi sentimenti” (messaggio verbale o comunicazione esplicita). Nel doppio legame, il destinatario della comunicazione viene paralizzato di fronte all’incongruenza del messaggio, al contempo non può non reagirvi, dunque anche la sua reazione risulterà altrettanto paradossale e incongruente. Un’esposizione ripetuta a meccanismi di doppio legame poteva, secondo l’autore, portare all’esordio di una schizofrenia.
Successivamente, questa ipotesi è stata respinta, in quanto risultata riduttiva, anche se tutt’oggi si riconosce che possano strutturarsi pattern di comunicazione disfunzionali che vengono rinforzati nel tempo, fino ad autoalimentarsi, contribuendo a generare la patologia. Di per sé, tuttavia, non sono sufficienti a determinarla, poiché la causa è da ricercarsi nell’interazione tra diversi fattori, sia biologici, sia psicologici, sia familiari, sia sociali.
Indipendentemente dall’insorgenza di una patologia, bisogna riconoscere come pattern di comunicazione disfunzionali tra madre-bambino (o volendo ampliare il discorso, all’interno della famiglia) possono compromettere non solo il clima affettivo, ma anche la possibilità da parte del bambino di acquisire strategie adeguate per comunicare ed esprimere i propri bisogni, le proprie emozioni, le proprie intenzioni. Tutto questo si ripercuote sulla capacità del soggetto di stabilire e mantenere adeguatamente relazioni interpersonali, aspetto che non può non influenzare la concezione che il soggetto costruisce e struttura continuamente nei propri confronti e nei confronti del mondo.
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