
Nella tabella (Sheridan, 2008) alcune delle principali capacità che il bambino possiede, a seconda dell’età, utile per non sottostimarne le capacità ed evitare di posticipare tappe che in realtà potrebbe già potenzialmente affrontare.
Spesso emergono, infatti, delle resistenze da parte degli adulti a lasciare che il bambino faccia da solo. Quando l’adulto affianca il bambino nelle attività quotidiane, dal vestirsi allo svolgimento dei compiti, gli evita di sbagliare e di non riuscire; tuttavia, gli impedisce anche di capire come fare autonomamente le cose, di autocorreggersi, di sperimentarsi, con conseguenze negative sulla sua autostima e sulla propria efficacia percepita.
Ovviamente, inizialmente il bambino cerca qualcuno che si sostituisca a lui perché così risparmia energie o evita situazioni spiacevoli, ma contemporaneamente si priva della possibilità di sperimentarsi come agente in grado di fare da solo, privandosi anche di tutte le soddisfazioni che ne conseguono. Inoltre, affiancandolo costantemente ed evitando al bambino ostacoli evolutivi inevitabili, gli si impedisce di mettersi alla prova, specie in situazioni nuove, rendendolo maggiormente vulnerabile (una volta che il controllo o la presenza dell’adulto non sarà più possibile).
Le evidenze scientifiche hanno sottolineato sempre di più il ruolo dell’ambiente nella maturazione del bambino, in particolare dello stile genitoriale e delle abitudini familiari, documentando l’influenza delle interazioni genitore-bambino sullo sviluppo cognitivo, emotivo, psicologico e comportamentale del bambino.
Diventa estremamente importante, in tal senso, individuare le strategie comunicative e pratiche educative più appropriate e funzionali per sostenere lo sviluppo psico-fisico e il ben-essere del bambino, nel rispetto delle sue potenzialità e specificità.
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