La disattenzione, Istruzioni per l’uso, Parte 1°

La disattenzione è una caratteristica di molti bambini, soprattutto nella prima infanzia. I livelli attentivi variano infatti in base alla motivazione e al coinvolgimento suscitato dall’attività in corso e in base alle condizioni emotive e fisiologiche di uno specifico momento. Ad esempio, un bambino può apparire distratto a scuola se è molto stanco ma anche se non è interessato all’attività in corso.

Quando la disattenzione diventa un problema?
Se il bambino presenta una propensione costante a distrarsi nella maggior parte delle attività e dei contesti in cui è coinvolto e ciò provoca conseguenze negative nel funzionamento scolastico, sociale e familiare, forse ci troviamo di fronte ad un problema che va oltre la semplice distrazione. Per verificarlo è necessario svolgere una valutazione specialistica, che prevede un’accurata raccolta anamnestica, un esame neurologico ed una valutazione neuropsicologica.

I bambini con difficoltà di attenzione generalmente:
(a) hanno difficoltà a prestare attenzione ai particolari e commettono errori di distrazione nei compiti  scolastici, sul lavoro o in altre attività;    
(b) hanno difficoltà a mantenere l’attenzione sui compiti o sulle attività di gioco; 
(c) Spesso non sembrano ascoltare quando gli/le si parla direttamente;        
(d) Spesso non seguono le istruzioni e non portano a termine i compiti di scuola, le incombenze o i doveri sul   posto di lavoro. Tale aspetto è riconducibile principalmente ad una difficoltà nel tenere a mente la consegna del compito, per cui possono passare ad altro ed apparire come le trottole impazzite che iniziano un’attività o un compito per poi passare rapidamente ad altro, senza una ragione apparente.
(e) Hanno spesso difficoltà ad organizzarsi nei compiti e nelle attività varie (i bambini con difficoltà attentive possono presentare difficoltà nella pianificazione, nel monitoraggio e nella verifica della messa in atto di sequenze di azioni);
(f) Spesso evitano, provano avversione o riluttanza ad impegnarsi in compiti che richiedono sforzo mentale  protratto (es. compiti a casa o a scuola);         
(g) Perdono spesso gli oggetti necessari per i compiti o altre attività (es. giocattoli, compiti assegnati, matite,  libri, ecc.);   
(h) Spesso sono facilmente distratti da stimoli esterni (come un mosca che entra nella stanza);
(i) Spesso sono sbadati nelle attività quotidiane.

Anche nei casi in cui non ci sono tutti i criteri per una vera e propria diagnosi, la disattenzione può creare notevoli difficoltà al bambino; diventano quindi necessarie delle strategie che i genitori possono utilizzare per allenare i bambini ed aumentare i tempi attentivi.

Nel prossimo articolo (clicca QUI se sei interessato) saranno esplicitate alcune strategie comportamentali per ridurre l’impatto della disattenzione sul ben-essere psicofisico di vostro figlio.


Riproduzione Riservata © Copyright Dott.ssa Maria Irno

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Pubblicato da Dott.ssa Maria Irno, Psicologa

Valutazione, Diagnosi e Trattamento dell'età evolutiva e dell'adolescenza; Supporto alla Genitorialità; Potenziamento Cognitivo Doposcuola Specializzato.

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