
Anche nei casi in cui non ci sono tutti i criteri per una vera e propria diagnosi, la disattenzione può creare notevoli difficoltà al bambino. Qui di seguito alcune strategie generali che i genitori possono utilizzare per sostenere ed aiutare i bambini ad aumentare i tempi attentivi.
Se sei interessato/a a capire quando la disattenzione diventa un problema, potrebbe esserti utile la lettura di questo articolo: https://mariairnopsicologa.com/2020/06/15/la-disattenzione-istruzioni-per-luso-parte-1/
1. Dare istruzioni e regole chiare visualizzabili al bambino : quando si comunica con un bambino che ha un problema di attenzione è importante utilizzare termini chiari e frasi brevi, dirette agli obiettivi che si vogliono perseguire. In questo modo si evita di confondere il bambino o di opprimerlo con eccessive richieste e si “aggirano” le sue difficoltà, aiutandolo nel mantenimento della consegna/compito da svolgere.
2. I compiti, le attività andrebbero scomposti in sequenze di azioni (chaining): si selezionano, cioè, dei macro-obiettivi che il bambino deve raggiungere e si scompongono in parti, da proporre una alla vota.
2.1 Per favorire la scomposizione del compito ci si può avvalere di strumenti che facilitano la visualizzazione dei passaggi in modo chiaro, riassumendo, ad esempio, magari con l’aiuto di vostro figlio, con immagini le diverse tappe che compongono il compito/attività da svolgere. In genere, la possibilità di avere delle immagini che riassumono in ordine la sequenza delle azioni, e che fungono quindi da promemoria delle azioni da svolgere, darà a vostro figlio la possibilità di percepirsi come bambino competente e lo aiuterà ad automatizzare progressivamente le suddette azioni.
3. Mantenere un atteggiamento calmo e sereno : I bambini con difficoltà attentive non portano a termine attività, compiti o richieste a causa delle proprie difficoltà attentive e non per il gusto di sfidarci o disobbedirci. Non ha senso assumere un atteggiamento giudicante, o peggio punitivo. I fallimenti, di cui in genere sono consapevoli, sono “sufficienti” a minare ogni giorno la loro autostima e autoefficacia percepita. Mantenete la calma, evitate di prestare attenzione eccessivamente a quei comportamenti problematici che rischierebbero, altrimenti, di essere rinforzati. Sottolineate piuttosto, anche semplicemente attraverso feedback verbali o lodi, ogni tentativo o sforzo messo in atto da vostro figlio per svolgere in maniera attenta e/o corretta azioni e compiti.
4. Perfino le attività più banali i cui il bambino è coinvolto possono apparire per lui estremamente dispendiose. Vale la pena quindi, una volta esplicitate regole ed obiettivi chiari, pattuire insieme al bambino alcuni “premi” (rinforzatori) che potrà ottenere una volta raggiunto lo scopo prefissato. NO! Non vi sto suggerendo una tecnica per addestrare come un cagnolino vostro figlio, si tratta solo di una strategia efficace, stando ad evidenze empiriche, per motivare vostro figlio a mantenere l’attenzione e la concentrazione.
5. Cercare di creare quanto più possibile routine. Strutturare le giornate, specificando le attività aiuta il bambino a prevedere cosa accadrà, permettendo di risparmiare risorse attentive che potranno essere impiegate in altro modo.
Naturalmente questi sono solo alcuni suggerimenti generali che non tengono conto della diversità individuale e della specificità dei contesti in cui il bambino è inserito. Il comportamento è pur sempre una funzione dell’ambiente, motivo per cui vale la pena prenotare una consulenza specialistica per individuare strategie personalizzate più efficaci. Alcune ricerche (Sonuga-Barke, 2005) hanno messo in evidenza come le interazioni con l’ambiente possono influenzare in modo significativo lo sviluppo del bambino con comportamenti iperattivi.
Non è da escludere, inoltre, la possibilità di intraprendere training finalizzati all’accrescimento delle competenze attentive e di autoregolazione, al fine di sostenere in maniera più globale e completa lo sviluppo psico-fisico di vostro figlio, in una più appropriata dimensione di ben-essere.
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