
Come già accennato in un precedente articolo (https://mariairnopsicologa.com/2022/07/13/bia-acc-cose/) l’impedenziometria è una metodica non invasiva che consente di analizzare la composizione corporea, in pochi secondi, grazie alla rilevazione dell’impedenza, ovvero della “resistenza” opposta dall’organismo al passaggio di una corrente elettrica alternata di bassa frequenza.
I soggetti, che non sono ancora interessati a modificare il loro peso corporeo o a lavorare sulla loro forma fisica, si chiederanno perché è diventato, alla luce delle nuove conoscenze scientifiche, così importante acquisire dati circa la propria composizione corporea per raggiungere e mantenere l’equilibrio psicofisico.
Molti studi mettono in evidenza come anomalie nella composizione corporea si associano ad una riduzione della flessibilità fisica globale, con ricadute negative a carico dell’adattabilità ai cambiamenti. Ho deciso di proporre nel mio studio un intervento integrato, globale, che permetta di intervenire anche sulla composizione corporea per assicurare il raggiungimento del miglior benessere psico-fisico.
Soffermiamoci adesso, con delle semplici spiegazioni, sull’importanza di alcuni dei parametri indagati con la BIA-ACC per comprendere meglio le importanti informazioni che possiamo ottenere per stimare o accrescere il nostro benessere psico-fisico.
1) Il tessuto muscolare è un importante componente della massa magra. Avere una bassa % di muscoli, rispetto alla massa magra e rispetto al peso del corpo, si traduce in uno scarso livello energetico, scarso livello motivazionale, metabolismo basale basso e ridotta capacità di immagazzinare glucosio, sotto forma di glicogeno. Una bassa % di muscoli (condizione medica nota con il termine di sarcopenia) determina un consumo energetico minore e un conseguente progressivo accumulo di grasso. Ovvero, a fronte della riduzione della massa metabolicamente attiva, si assiste ad un progressivo accumulo di grasso, indipendentemente dal proprio introito calorico.
La qualità e la densità del muscolo è influenzata dall’età (invecchiando, si ha un fisiologico decadimento di tessuto muscolare), dall’attività motoria (che influenza a sua volta la qualità delle ossa perché stimola la formazione degli osteoblasti, utili alla prevenzione dell’osteoporosi) ma anche da una cattiva gestione dello stress, aspetto sarà trattato più in dettaglio in un prossimo articolo.
2) L’ acqua intracellulare, extracellulare e totale. Siamo composti del 70% circa di acqua, suddivisa in acqua intracellulare (ICW, circa il 60% dell’acqua totale), dolce, e in acqua extracellulare (ECW, circa il 40% dell’acqua totale), salata. Quando si altera questo rapporto, ovvero quando aumenta la % di acqua extracellulare, siamo in presenza di un corpo potenzialmente infiammato (mancata modulazione dell’asse HPA).
3) Il grasso viscerale è un organo endocrino e metabolico complesso. È un organo endocrino perché produce decine di sostanze, molte delle quali con un’azione pro-infiammatoria. È un organo con azione metabolica perché svolge azioni sul metabolismo. Influenza l’introito calorico, attraverso la produzione di leptina (l’ormone della sazietà) che segnala al cervello che l’organismo ha raggiunto un adeguato livello calorico. Un eccesso di grasso viscerale si associa, nel tempo e a qualsiasi età, a leptino-resistenza, nei termini di difficoltà da parte del cervello a leggere i segnali di sazietà segnalati del livello di leptina.
Il grasso viscerale ha un’azione sull’insulina (ormone ipoglicemizzante prodotto dalle cellule beta pancreatiche). Ovvero, il grasso viscerale determina un progressivo deterioramento delle cellule del fegato (steatosi epatica non alcolica) e delle cellule beta pancreatiche, attraverso la produzione di sostanze tossiche. Inoltre, l’aumento del grasso viscerale produce una condizione di insulino-resistenza, con difficoltà da parte del glucosio ad essere trasportato nelle cellule muscolari. Il glucosio, che non sarà speso dalle cellule muscolari, sarà reclutato dalle cellule adipose per produrre ulteriore grasso, privando il cervello del suo carburante preferito.
Tale condizione produrrà fame nervosa, condotte alimentari iperfagiche, ricerca di cibi ipercalorici (generalmente processati e quindi infiammanti e acidificanti) nel tentativo di reclutare risorse per assolvere al bisogno energetico cerebrale. Il cervello umano, pur pesando circa 1,4 kg (il 2% circa del peso totale) consuma il 30% dell’energia derivata dal cibo introdotto e trasformato in ATP (adenosina trifosfato) che è la sostanza che fa funzionare tutte le cellule del nostro organismo.
4) La cellula adiposa o adipocita (elemento fondamentale del grasso) accumula al suo interno, a seguito di abitudini alimentari disfunzionali, i trigliceridi, fino a scoppiare. A seguito della morte della cellula, le cellule spazzino (macrofagi) raggiungono la sede della cellula morta per eliminarla. Ma, i macrofagi confondono la cellula per residui di cellule batteriche intruse, attivando così la secrezione di citochine pro-infiammatorie (interleuchina (IL) 1, IL 6, TNFα (fattore di necrosi tumorale alfa). Tali citochine pro-infiammatorie raggiungono successivamente il cervello, costantemente informato su ciò che accade nel resto del corpo e possono interferire sui tipici processi cognitivi, determinando uno stato di neuro-infiammazione (se sei interessato all’argomento clicca qui).
La massa grassa, quindi, tenderà ad essere accumulata se il tessuto muscolare non è performante, se il corpo è infiammato (infiammazione sistemica), o se in presenza di una alterazione dei ritmi circadiani, come ad esempio nel caso di un sistema nervoso simpatico iperattivo cronicamente o/e in presenza di un sistema nervoso parasimpatico onnipresente.
5) L’osso è un tessuto connettivo mineralizzato che mostra quattro tipi di cellule: osteoblasti (cellule responsabili della formazione di matrice ossea); cellule del rivestimento osseo; osteoclasti (cellule deputate al riassorbimento della componente ossea) ed osteociti (cellule tipiche dell’osso maturo, responsabili del suo mantenimento ed anche capaci di avviarne il rimaneggiamento). L’osso esercita importanti funzioni nel corpo, come la locomozione, il supporto e la protezione dei tessuti molli, l’immagazzinamento di calcio e fosfato e la custodia del midollo osseo.
Il rimodellamento osseo è un processo altamente complesso mediante il quale il vecchio materiale osseo viene sostituito da nuovo osso, in un ciclo composto da tre fasi: (1) inizio del riassorbimento osseo da parte degli osteoclasti; (2) il passaggio (o periodo di inversione) dal riassorbimento al nuovo osso formazione e (3) la formazione ossea da parte degli osteoblasti. Questo processo si verifica a causa delle azioni coordinate di osteoclasti, osteoblasti, osteociti e cellule del rivestimento osseo che insieme formano la struttura anatomica temporanea chiamata unità multicellulare di base (BMU). Il normale rimodellamento osseo è necessario per la guarigione della frattura e l’adattamento dello scheletro all’uso meccanico, nonché per l’omeostasi del calcio. D’altra parte, uno squilibrio del riassorbimento e della formazione dell’osso provoca diverse malattie ossee. Ad esempio, l’eccessivo riassorbimento da parte degli osteoclasti senza la corrispondente quantità di osso neoformato da parte degli osteoblasti, contribuisce alla perdita ossea e all’osteoporosi, mentre il contrario può provocare l’osteopetrosi (rara malattia caratterizzata da un aumento eccessivo della densità ossea, dovuta a cattivo funzionamento degli osteoclasti). Pertanto, l’equilibrio tra formazione ossea e riassorbimento è necessario e dipende dall’azione integrata di svariati fattori.
Il contenuto del presente documento è solo a scopo informativo e non è inteso per sostituire la consulenza medica professionale, la diagnosi o il trattamento, e non deve essere usato come standard di cura medica.
Riproduzione Riservata © Copyright Dott.ssa Maria Irno sotto la supervisione del Dr. Nicola Botta
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