
La lettura è un processo cognitivo complesso, che implica la conversione di una stringa di simboli arbitrari (grafemi) nei suoni linguistici significativi (fonemi) immagazzinati nel lessico fonologico: quando il bambino si avvicina a un testo scritto, per riuscire a leggere una parola, deve attivare processi di analisi visiva dello stimolo grafico, di riconoscimento, di conversione del grafema nel corrispondente fonema e di fusione delle singole unità in una parola.
Da qui risulta necessario definire tutta una serie di competenze preliminari indispensabili per un’apprendimento adeguato della lettura, tra cui:
➡ la discriminazione visiva, che permette di riconoscere i grafemi, distinguendoli da altri segni grafici, e differenziandoli tra loro in funzione della forma e dell’orientamento spaziale;
➡ la discriminazione uditiva, ovvero la capacità di discriminare i suoni linguistici e di riconoscere i singoli fonemi della lingua;
➡ la conoscenza alfabetica, intesa come la capacità di stabilire delle corrispondenze tra i simboli grafici ed il loro valore fonologico;
➡ l’ associazione visivo-verbale, implicata nella denominazione rapida di figure, oggetti, simboli, attraverso il recupero delle etichette dal proprio lessico verbale;
➡ la memoria uditiva (di cifre, gruppi vocalici e parole) e quella visiva (ad esempio la memoria di facce o dell’oggetto mancante), la memoria verbale o fonologica a breve termine e la memoria semantica;
➡ infine la capacità di effettuare inferenze sulla natura del materiale che segue in base al contesto precedente (elaborazione semantica di anticipazione).
Appare chiaro quindi, come non sia assolutamente banale l’apprendimento, e la progressiva automatizzazione, delle abilità di lettura. Nei primi anni della scuola primaria le differenze inter-individuali sono notevoli e possono determinare differenze nei tempi di apprendimento della lettura (e scrittura), motivo per cui la Consensus Conference (2007) suggerisce di rimandare la diagnosi di Disturbo Specifico dell’Apprendimento della Lettura (dislessia) a partire dalla fine della 2° primaria.
“Tuttavia, è importante sottolineare che già alla fine del 1° anno della scuola primaria (1° elementare) può capitare di valutare bambini con profili funzionali così compromessi e in presenza di altri specifici indicatori diagnostici (pregresso disturbo del linguaggio, familiarità accertata per il disturbo di lettura), che appare possibile e anche utile anticipare i tempi della formulazione diagnostica, o comunque, se non di una vera diagnosi, di una ragionevole ipotesi diagnostica, prevedendo necessari momenti di verifica successivi” (Consensus Conference, 2007).
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La precocità dell’intervento (didattico ed abilitativo) risulta essere un elemento prognostico estremamente significativo nella risoluzione delle problematiche di apprendimento
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